DONNA OPERATA A ROMA E TRASFERITA IN ABRUZZO: ALTRO CASO DI MALASANITÀ LAZIALE

3 dicembre 2009

Il caso della signora romana che, qualche tempo fa, operata a Roma nel reparto di neurochirurgia del San Giovanni, è stata trasferita in Abruzzo a causa della mancanza di un reparto specialistico post-coma, evidenzia la carenza del sistema sanitario regionale che noi denunciamo da tempo, e che ormai tutti i giorni danneggia i cittadini del Lazio. Lo dichiara in una nota il Consigliere Regionale PdL Tommaso Luzzi che sosterrò in ogni sua iniziativa a riguardo.
Questa signora era in stato vegetativo e c’era urgente bisogno di un reparto specialistico, in grado di fornirle la giusta assistenza e le cure del caso; purtroppo però la drammatica situazione in cui versa la sanità laziale ha reso necessario il trasferimento in Abruzzo, con le successive difficoltà anche del marito negli spostamenti per essere accanto alla donna. Voglio ricordare che quando la Regione Lazio era governata dal Centro-Destra, moltissimi pazienti da altre regioni venivano a farsi curare nel nostro territorio: oggi, invece, si è costretti a trovare cure adeguate lontani dalle strutture laziali, molte delle quali chiuse, sia esse pubbliche o private, fortemente penalizzate da una pessima gestione sanitaria. Anche il Tribunale dei Diritti del Malato ha lanciato un appello su questa vicenda, ma non ci sono state reazioni né dai vertici regionali, che oggi gestiscono in maniera abusiva la sanità del Lazio, né tanto meno dalla Asl di appartenenza, la Rm/C. Insomma è stato negato il diritto dei pazienti ad essere assistiti all’interno del proprio Comune. Ma oltre al danno, purtroppo c’è stata anche la beffa: il marito della povera signora, infatti, ha dovuto pagare anche il trasferimento della donna da Chieti in una piccola struttura di San Martino al Cimino, piccola località del viterbese, molto più vicina a Roma. E’ inammissibile e vergognoso che l’uomo abbia dovuto sborsare 750 euro (450 per l’ambulanza e 300 per l’assistenza del rianimatore), pagando un disservizio altrui. Avrebbe diritto quanto meno ad un risarcimento. I cittadini ormai sono stufi di questa e di altre centinaia di episodi e di essere presi continuamente in giro da un governo regionale che sta gestendo in maniera vergognosa, e ripeto abusiva, la sanità regionale.

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